Di Erica Allisiardi e Giorgio Provolo 21 Luglio 2021

Il progetto, finanziato da Ager e coordinato dall’Università di Milano, ha coinvolto direttamente gli allevatori per studiare, con il supporto di un software, le possibili soluzioni da adottare nelle aziende per migliorare la gestione dei liquami

Migliorare l’utilizzazione dell’azoto contenuto negli effluenti di allevamento e ridurre l’eccesso dei nutrienti è un chiaro obiettivo della zootecnia intensiva della Pianura Padana. In particolare, la buona gestione dell’azoto deve essere praticata lungo l’intera filiera, a partire dall’alimentazione sino all’utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici, nella cornice di una oculata programmazione territoriale e normativa.
Se l’obiettivo è fermo, non altrettanto semplice è la definizione del percorso da seguire per conseguirlo nella vita delle aziende intensive che si rapportano quotidianamente al problema, ma che non sempre hanno completa conoscenza degli strumenti disponibili e delle tecniche applicabili. La più evidente conseguenza è la pressante attualità del tema nitrati in Pianura Padana, dal 1991 a oggi.

Gezoo

Un momento del prelievo di un campione di liquame per le analisi di laboratorio

Il progetto Gezoo, finanziato da Ager – Agroalimentare e ricerca, coordinato dal Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali (Disaa) dell’Università degli Studi di Milano e realizzato con la partecipazione delle Università di Torino, Padova e Udine, si è proposto di dare un contributo in questa direzione.
Il progetto ha voluto coinvolgere direttamente gli allevatori per studiare, con il supporto anche del software messo a punto dal progetto, le possibili soluzioni da adottare nelle loro aziende per migliorare la gestione dei liquami.
Sono stati coinvolti 40 allevatori in Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che hanno partecipato attivamente al progetto interagendo con i ricercatori e i tecnici nell’analisi della loro azienda e nella discussione dei risultati. È stata l’occasione per capire anche le loro motivazioni e gli ostacoli che rilevano nel miglioramento della gestione degli effluenti che comunque è uno degli obiettivi della gestione aziendale.
Il primo passo è stata l’analisi della situazione aziendale che ha previsto la raccolta dei dati aziendali e l’utilizzo del software Gezoo (https://costruzionirurali.unimi.it/gezoo/). Per questo si è scelto di affidarsi alle Comunicazioni di utilizzo agronomico e Pua che contengono al loro interno tutte le informazioni necessarie all’utilizzo del software quali superfici terreni, strutture produttive e consistenza zootecnica, quantità di effluenti e azoto prodotto in azienda, tipologia e volume disponibile delle strutture di stoccaggio, modalità di spandimento degli effluenti zootecnici, superfici interessate allo spandimento, interventi di fertilizzazione.

Le caratteristiche delle aziende oggetto di studio

Le aziende coinvolte nel progetto sono prevalentemente di suini di medio-grandi dimensioni, spesso al di sopra delle soglie previste per l’Autorizzazione integrata ambientale, ormai consapevoli dell’evoluzione delle Migliori tecniche disponibili di settore. Il numero medio di capi allevati è di 3200 capi per azienda. Gli allevamenti sono per la maggior parte di suini all’ingrasso (55%) ma sono rappresentati anche quelli da riproduzione (20%) e a ciclo chiuso (25%).
Il carico medio di azoto sui terreni gestiti dall’aziende è di 200 kg/ha con punte di 300 kg/ha. La maggior parte delle aziende ha terreni in zona vulnerabile e circa il 25% degli allevamenti supera il limite imposto dalla normativa, anche se con eccedenze modeste.
Tutte le 40 aziende dispongono di adeguati stoccaggi. Fra esse ben l’82,5% non effettua trattamenti, mentre circa il 5% effettua un trattamento e il 10% circa adotta una combinazione di tecniche (tabella 1).

Tab. 1 – Tecniche utilizzate per il trattamento degli effluenti nelle aziende coinvolte nel progetto Gezoo, suddivise per Regione

Tecnica utilizzataFriuli Venezia GiuliaPiemonteVenetotutte le aziende
solo stoccaggio in vasca100,0%71,5%78,782,5
separazione con vite elicoidale0,0%0,0%7,1%2,5%
digestione anaerobica0,0%0,0%7,1%2,5%
digestione anaerobica e separazione con vite elicolidate0,0%21,4%0,0%7,5%
trattamento di nitrificazione-denitrificazione batch (SBR)0,0%0,0%7,1%2,5%
trattamento di nitrificazione-denitrificazione continuo0,0%7,1%0,0%2,5%

Gezoo, le tecniche di trattamento adottate

In generale le tre regioni differiscono circa le tipologie di tecniche adottate: in Friuli Venezia Giulia le aziende intervistate non adottano alcun sistema di trattamento, mentre in Piemonte e Veneto, benché non in prevalenza, vengono utilizzate tecniche quali separazione+digestione anaerobica e sistemi nitro-denitro, mentre in Veneto sono state intervistate aziende che scelgono la depurazione Sbr e sistemi più complessi con separazione meccanica+digestione anaerobica+trattamento biologico batch (Sbr).

Diverse tecniche di trattamento, i criteri di scelta

Nel corso della valutazione aziendale, è stato chiesto alle aziende di motivare la scelta della tecnica di trattamento dei reflui adottata attribuendo un punteggio da 1 (poco importante) a 5 (molto importante) a sei criteri che sono stati proposti; le priorità, a partire dal maggiore sono le seguenti:
1. Minimizzazione dei costi di trattamento;
2. Minimizzazione dei costi di distribuzione;
3. Sfruttamento della potenzialità agronomica dei reflui trattati:
4. Minimizzazione delle emissioni di gas serra
5. Massimizzazione dei redditi ottenuti dai prodotti del trattamento (energia, azoto, etc…)
6. Minimizzazione dell’emissione di gas acidificanti
In figura 1 si riportano i dettagli delle opinioni che si differenziano a livello regionale.
Come si può notare, l’obiettivo di minimizzare i costi è prevalente nelle aziende di Piemonte e Friuli Venezia-Giulia, mentre nelle aziende Venete l’orientamento è verso una migliore utilizzazione dei nutrienti e minimizzazione delle emissioni.

Fig. 1 – Motivazioni degli allevatori delle scelte tecniche adottate per la gestione degli effluenti

Le tecniche di distribuzione in campo

Per quanto riguarda la distribuzione degli effluenti sui terreni in uso agronomico nell’ambito del progetto Gezoo è emerso che 21 aziende su 40 utilizzano una sola tecnica, mentre 19 aziende utilizzano 2 tecniche. La figura 2 mostra la frequenza del metodo di distribuzione principale nelle aziende intervistate.

Fig. 2 – Frequenza di utilizzo dei sistemi di distribuzione degli effluenti nelle aziende esaminate

La maggior parte delle aziende utilizza: piatto deviatore con incorporazione entro 24 ore (27.5%), distribuzione a bande rasoterra con incorporazione entro 4 ore (22,5%), piatto deviatore con incorporazione entro 4 ore (15%), piatto deviatore con distribuzione su residui colturali senza interramento (15%) e iniezione superficiale (10%). La tecnica prevalente (piatto deviatore con interramento entro 24 h) è utilizzata sull’84% della superficie disponibile.
In generale, le tecniche di distribuzione degli effluenti adottate nelle diverse regioni sono piuttosto differenti. Nel campione esaminato, le aziende piemontesi non utilizzano il piatto deviatore, in Veneto non è stato rilevato l’uso degli iniettori superficiali così come in Friuli Venezia Giulia non è utilizzata la tecnica a bande rasoterra. Da una diversa prospettiva, il Veneto non sembra adottare tecniche di interramento dopo la distribuzione, più diffusa in Piemonte e Friuli Venezia Giulia.

La gestione delle acque di lavaggio e piovane è fondamentale

I dati rilevati sulle aziende che effettuano il solo stoccaggio e non trattano i liquami mostrano la diffusa assenza di coperture e di sistemi di contenimento della diluizione dei liquami con acque piovane. Nel corso delle attività sono stati anche prelevati campioni di liquami al momento della distribuzione in campo. I dati analitici (tabella 2) confermano l’ampia variabilità dei valori di azoto totale e solidi totali nei liquami suinicoli evidenziando come la gestione delle acque di lavaggio e piovane sia un aspetto fondamentale per raggiungere l’obiettivo del contenimento dei volumi e dell’uniformità del refluo in uso agronomico.

Tabella 2 – Principali parametri analitici dei liquami degli allevamenti analizzate 

Azoto totale (kg/m3)Solidi totali (%)pH
minmaxmediominmaxmediominmaxmedio
Piemonte1.7211.154.371.1925.855.307.138.187.67
Veneto1.275.193.000.692.601.497.088.517.74
Friuli Venezia-Giulia1.435.563.700.5514.733.876.518.127.57
Totale1.2711.153.870.5525.854.076.518.517.64

Le opinioni degli allevatori

La rilevazione delle opinioni degli allevatori è stata valorizzata con una intervista diretta in grado di far emergere gli ostacoli reali al diffondersi delle tecniche di trattamento, i pareri sulle tecniche attualmente disponibili e le condizioni locali di mercato e di diponibilità di terreni che determinano le scelte aziendali.
La raccolta delle opinioni ha evidenziato quattro principali ragioni per la mancata adozione di tecniche di trattamento degli effluenti: eccessiva distanza dei terreni in uso agronomico, costi di gestione non sostenibili, costi di investimento eccessivi e insufficienti informazioni sulla tecnica.
L’opinione degli allevatori sulla possibilità di migliorare le tecniche aziendali si differenzia fra le regioni. Le aziende del Friuli Venezia Giulia esprimono una chiara opinione sulla opportunità di ottimizzare il processo di gestione dei reflui (91,7%). In Veneto la situazione è simile ma un maggior numero di intervistati (42,9%) non ne avverte la necessità. All’opposto, in Piemonte,la maggioranza (78,6%) del campione ritiene che nessun miglioramento possa o debba essere apportato alle tecniche aziendali.
In ogni caso, fra le aziende che hanno espresso il desiderio di introdurre miglioramenti, solamente il 50% ha realmente programmato l’intervento.
I principali problemi rilevati in ogni regione sono dettagliati in figura 3. Il costo dell’investimento è visto come principale problema in Friuli Venezia Giulia dove il secondo problema è il costo di gestione dell’impianto di trattamento. Lo stesso avviene in Veneto in cui però non si lamenta la scarsa informazione sui costi di gestione delle tecniche, probabilmente grazie ad una buona rete di consulenza che ha fornito negli anni adeguate informazioni. In Piemonte, il principale problema pare essere l’eccessiva distanza dei terreni in uso agronomico dal centro aziendale; di conseguenza il costo dell’impianto passa in secondo piano; anche qui si segnala la scarsa informazione tecnica sulle possibili innovazioni del processo.

Fig. 3 – Frequenza relativa dei principali problemi percepiti dagli allevatori nelle diverse regioni

Nuovi scenari con il software Gezoo

Alla luce dei dati rilevati, della discussione con gli allevatori e delle possibilità di miglioramento delle tecniche discusse sono stati elaborati nuovi scenari con il software Gezoo. I risultati sono stati condivisi e discussi con le aziende, valutandone benefici in termini di costi ed emissioni nell’ambiente.
Lo strumento ha attirato l’attenzione di tecnici e funzionari che ne hanno colto le potenzialità e hanno dato un riscontro positivo sull’attività svolta. La partecipazione agli eventi divulgativi è stata decisamente superiore alle aspettative e con riscontri positivi.
La risposta degli allevatori, come sempre, è stata cauta e diversificata, ma l’attività di interazione diretta svolta durante il progetto ha preparato il terreno e gettato qualche seme. La conferma è stata la telefonata di un allevatore coinvolto nel progetto che, dopo aver guardato le analisi del suo liquame che gli avevamo fornito, ha chiesto: “Ma allora, se porto fuori una botte di liquame, quanta urea sto dando?”. Un segnale che ci fa ritenere di aver fornito un piccolo contributo al miglioramento della gestione degli effluenti, che deve necessariamente coinvolgere gli allevatori supportati dall’assistenza tecnica e dall’indirizzo delle istituzioni.

Un approfondimento sulla tematica è disponibile al link: https://www.labordocuweb.it/gezoo/ un documento multimediale che riporta anche le  interviste a tecnici e allevatori.