Dott.ssa Eleonora Cappelletti

Verso una concia biologica per la sicurezza alimentare

Il frumento duro è una delle colture erbacee più importanti a livello globale, e rappresenta una fonte di cibo essenziale per molte popolazioni. In Italia, questo cereale viene coltivato e consumato in grandi quantità, in quanto utilizzato per la produzione di pane e pasta. Questa coltura però è estremamente suscettibile all’attacco di patogeni che possono causare gravi danni, sia quantitativi sia qualitativi.

Le principali malattie che attaccano il frumento duro nelle prime fasi di sviluppo sono note come Mal del piede del frumento, una patologia che ha un impatto significativo sulla produzione di grano a livello mondiale e nazionale. Questa patologia compromette la quantità e la qualità del raccolto, riducendo il peso ettolitrico della granella e la percentuale di contenuto proteico e glutine.

Tra le principali specie fungine coinvolte nel processo di infezione del frumento duro troviamo quelle appartenenti al genere Fusarium. Questi patogeni possono causare gravi perdite di resa nella coltivazione del frumento oltre ad essere responsabili della produzione di micotossine altamente tossiche se presenti in elevate concentrazioni. Le micotossine, infatti, sono sostanze tossiche prodotte da differenti generi fungini che possono contaminare il cibo ingerito dall’uomo e dagli animali. Tali tossine si ritrovano sia nella granella sia nei suoi derivati come pane, pasta e biscotti.

Gli strumenti di difesa contro questi patogeni ad oggi sono limitati, ed è proprio per questo che numerosi gruppi di ricerca nel mondo si sono focalizzati sullo studio di questa problematica. Risulta fondamentale lo studio degli agenti causali delle differenti malattie, ma anche di specie considerate secondarie o meno virulente, produttrici anch’esse di diverse tipologie di micotossine, spesso non ancora disciplinate dalle legislazioni mondiali. Inoltre, le micotossine che spesso accompagnano l’infezione rappresentano una minaccia per la sicurezza alimentare, poiché resistono alle normali operazioni di cottura e ai trattamenti di preparazione degli alimenti. Si stima che il 25% delle colture mondiali sia colpito da micotossine, causando perdite annuali di circa 1 miliardo di tonnellate di cibo e prodotti alimentari.

Per proteggere le coltivazioni di frumento duro da questi microrganismi nocivi, sono necessarie misure preventive e curative. Infatti, le specie patogene possono agire in modo singolo o combinato, causando gravi danni alle radici e alle porzioni internodali del culmo, oltre a causare l’avvizzimento delle plantule dopo l’emergenza dei semi infetti. Ad oggi le tecniche maggiormente utilizzate prevedono l’utilizzo di buone pratiche agronomiche, come tecniche di coltivazione e gestione del suolo, la selezione di varietà resistenti alle malattie e l’uso di prodotti fitosanitari specifici.

Con il diffondersi però delle coltivazioni in biologico, si viene meno all’utilizzo di prodotti chimici di sintesi, i pesticidi. Nasce quindi la necessità di trovare strategie efficaci alternative al chimico. Per affrontare tutte le problematiche sopracitate, la ricerca scientifica sta esplorando strategie sostenibili per proteggere le colture di frumento duro. Ciò include la selezione di varietà resistenti alle malattie e l’uso di concianti del seme naturali al fine di difendere le colture fin dai primi stadi di sviluppo e ridurre così i danni causati dai patogeni presenti nel suolo o direttamente all’interno della semente.

L’impiego di microorganismi benefici, dei metaboliti da essi prodotti ed oli essenziali risulta ad oggi uno dei campi con le maggiori potenzialità di riuscita nel contrastare tale problematica.  Adottando l’impiego di prodotti naturali, utilizzabili anche in biologico, è possibile proteggere le piante fin dai primi stadi dello sviluppo, garantendo una buona qualità del raccolto ed assicurare la sicurezza alimentare sia per gli esseri umani sia per gli animali.

L’obbiettivo risulta quindi quello di individuare una strategia di difesa “rispettosa dell’ambiente” attraverso l’impiego di una concia biologica. Questo approccio non solo ridurrà l’impatto sull’ambiente e il rischio di contaminazione da micotossine, ma garantirà anche una buona qualità del raccolto e la sicurezza alimentare sia per gli esseri umani sia per gli animali.

Eleonora Cappelletti è una dottoranda al terzo anno in Scienze e Tecnologie Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l’Università di Bologna. Il suo progetto di dottorato si concentra sull’indagine dell’uso di formulati biologici come strategia di controllo alternativa contro vari patogeni del genere Fusarium su frumento duro, avvalendosi principalmente di tecniche di concia delle sementi. La sfida maggiore è quella non solo di limitare lo sviluppo della malattia in campo ma anche quella di ridurre la contaminazione da micotossine alimentari, dannose sia per l’uomo sia per gli animali.