Gentilissime e Gentilissimi,

da  pochi giorni l’annata 2018 è terminata anche formalmente, con l’11 novembre (San Martino).

Anche quest’anno Vi proponiamo la consueta sintesi dell’annata viticola trascorsa, che non ha la pretesa di essere esaustiva in merito alla campagna 2018. Piuttosto cerca di evidenziarne e “fissarne” alcuni tratti e caratteristiche, in modo da poterle ricordare ed eventualmente approfondire. Quindi una sorta di traccia, di spunto, magari per riflettere.

Premessa

“Il tempo (inteso come clima) è ormai come gli uomini dei giorni nostri: evidenzia scarsa cognizione”.Luogo comune banale, questa frase – sicuramente riduttiva e semplicistica -, ma qualche verità la contiene.

La fatica a trovare l’equilibrio in particolare, sembra accomunare i nostri comportamenti e l’andamento climatico.

Il caldo anomalo – prettamente estivo – della seconda decade di settembre 2018 rappresenta già un esempio di mancanza di equilibrio, ma non ci deve far dimenticare la frequente attività temporalesca (e la relativa piovosità altrettanto frequente e rilevante) che ha caratterizzato la primavera 2018 ed una parte consistente dell’estate.

L’andamento climatico in sintesi.

Maggio in particolare ha fatto registrare una nutrita serie di piogge. Oltre ai dati di piovosità (circa 200 mm caduti) ed ai numerosi giorni con precipitazioni, non sarà difficile ricordare la cadenza degli eventi piovosi (molto ravvicinata) ed il verificarsi degli stessi immancabilmente – e per alcune settimane – nella giornata di lunedì, ma ciò – ovviamente – è tutt’altro che segno di equilibrio!

 

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Giugno è infatti iniziato ancora con il 1° lunedì piovoso. Poi la variabilità, fin a metà mese circa.

Il clima è cambiato da metà giugno, diventando più caldo ed estivo verso il termine del mese.

Paesaggio vitato

L’estate non è però mancata, non si è assentata del tutto. Dopo quel prologo a giugno, ha presentato incertezze a luglio – perlomeno nella prima metà, con ulteriori temporali e qualche grandinata.

Il caldo estivo è stato più accentuato e costante verso fine mese.

La stagione estiva si è sviluppata nel mese di agosto e protratta in quello di settembre, come già scritto con valori termici superiori a quelli normali per il periodo e – soprattutto – con un sole sempre rovente!

In entrambi i mesi citati le piogge non sono però mancate del tutto.

Le ripercussioni nei confronti della vigna

Il germogliamento della vite è avvenuto in epoca pressoché normale (seconda decade di aprile) e la prima conseguenza della primavera piovosa è stata un consistente sviluppo vegetativo delle piante (oltreché dell’erba).

Positivo per certi versi ed in talune condizioni, in genere tale sviluppo, assai veloce – ovviamente in un contesto di frequente maltempo e quindi di impossibilità ad eseguire i lavori in vigneto – ha comportato non poche difficoltà e ritardi nel compiere le operazioni in verde, a cominciare da scacchiatura e palizzamento.

Tali difficoltà si sono accentuate a cavallo di fine maggio – inizio giugno, quando l’accrescimento dei tralci è stato più rapido (soprattutto nei fine settimana senza piogge, seguiti però – guarda caso – dal lunedì piovoso, in cui non si è potuto lavorare).

Un clima del genere ha anche giustificato la programmazione di frequenti

trattamenti antiperonosporici (quest’anno tornati ad essere in numero superiore a 10), spesso di difficile esecuzione.

La “malattia” per eccellenza, ossia la peronospora della vite, è però comparsa solo nella seconda metà di giugno, dopo ripetute piogge.

Campagna vitata

Le prime precipitazioni potenzialmente infettanti, in realtà non lo sono state. Il motivo di tale ritardo è molto probabilmente da ricercare nel carattere asciutto dei mesi precedenti (autunno 2017 ed inizio inverno 2018).

Quindi le prime piogge primaverili hanno probabilmente avuto il ruolo preparatorio che generalmente compete soprattutto a quelle autunno – invernali.

Gli attacchi della crittogama si sono poi manifestati (a carico di foglie e grappoli) in misura crescente nel proseguo della campagna, risultando rilevanti e fin notevoli in qualche caso, ma generalmente contenuti ad un livello più che accettabile, nei vigneti difesi in modo integrato e secondo i principi della lotta guidata.

Si può proseguire – visto che si è avviata con la peronospora – una breve rassegna 2018 delle avversità di natura parassitaria della vite citando l’oidio, meno diffuso ed intenso rispetto alle precedenti annate (salvo che in qualche caso), anche a motivo di una miglior difesa attuata.

 

La botrite ha avuto modo di manifestarsi – non essendo praticamente mai mancate occasioni piovose per tanto tempo in estate – ed è stata favorita quest’anno dall’eccessiva compattezza dei grappoli più che da lesioni dovute ad oidio ed a tignole.

Nel corso della maturazione dell’uva, però, più che aumentare di intensità nei livelli di presenza a carico dei grappoli, ha favorito a sua volta attacchi di marciume acido. Tuttavia, quest’ultima problematica (alquanto seria) non si è diffusa ed intensificata molto, probabilmente grazie ad un nuovo cambiamento delle condizioni meteo, avvenuto nella seconda parte di settembre.

 

I fitofagi della vite hanno presentato nel 2018 popolazioni ed infestazioni minori del solito. Ciò è valso per tignole (ancora più presenti in alcune zone viticole del Monferrato che nell’Albese), cicaline verde e gialla, Scaphoideus titanus e per la temuta cimice asiatica Halyomorpha halys.

 

Ad una sommaria valutazione dei dati desunti dai rilievi in vigna, non sembra aumentata l’incidenza delle fitoplasmosi, nei vigneti in cui si attua il monitoraggio della Flavescenza dorata, mentre è stata ancora in crescita, nelle varietà maggiormente recettive, la presenza di mal dell’esca.

Un accenno, infine, ad altre due problematiche legate all’andamento climatico: grandine ed ustioni da sole.

La prima – terribile avversità della vite di natura non parassitaria – è caduta in occasione dei temporali di luglio, intorno a metà mese (il giorno 14 a Dogliani verso Monforte d’Alba, il 15 nella zona del Barbaresco ed il 16 in alcune località del Roero), mentre in altre aree viticole piemontesi è giunta prima, come nella notte del 3 luglio nel Nicese.

Nell’Albese i danni maggiori (fino alla perdita pressoché totale della produzione) hanno riguardato le sommità delle belle colline poste a ridosso di Monforte d’Alba e verso Monchiero, nel territorio comunale di Dogliani.

 

Venendo alle ustioni da sole a carico degli acini, è curioso notare come siano comparse precocemente ed abbiano interessato dapprima i grappoli del lato delle spalliere esposto al sole del mattino!

In seguito si sono verificate altre “bruciature” dell’uva da parte di un sole sempre (o quasi) cocente: a luglio, ad agosto ed in qualche caso ancora a settembre.

L’entità delle stesse è variata in relazione alle caratteristiche dei vigneti e

– soprattutto – ai tempi ed alle modalità con cui sono state effettuate le operazioni in verde.

La vendemmia.

Iniziata nuovamente in epoca precoce – anche se decisamente meno rispetto a quella del 2017 – ha mantenuto tale caratteristica fino al termine (perlopiù nella prima decade di ottobre, prima della forte precipitazione di giovedì 11). Ciò grazie al clima caldo del nono mese, che ha favorito una rapida evoluzione delle fasi finali della maturazione anche nei vigneti di Barbera e di Nebbiolo.

 

La produzione è stata nel complesso – ed in estrema sintesi – buona nella qualità ed abbondante nella quantità, però con tanti distinguo e qualche eccezione.

I livelli produttivi quantitativi sono stati generalmente buoni, fatta salva una certa disformità da pianta a pianta, ad esempio in qualche vigneto di Nebbiolo e – ovviamente – non nelle aree molto colpite dalla grandine, né negli appezzamenti fortemente attaccati da peronospora.

Pressoché simile il giudizio relativo alla qualità dell’uva: buona, con qualche eccellenza e qualche partita più problematica.

I livelli qualitativi buoni sono stati conseguiti con l’impegno dei viticoltori e grazie soprattutto al clima di settembre, che nel complesso – e miracolosamente – non ha favorito lo sviluppo né della botrite, né del marciume acido, mantenendo così una sanità discreta dell’uva, anche nei casi in cui le due ampelopatie si sono manifestate.

 

Venendo alle principali caratteristiche dell’uva, è emersa in modo abbastanza generale la dotazione di zuccheri più che buona, mentre qualche perplessità ha invece riguardato quella delle sostanze coloranti.

Volendo, infine, tentare dei “distinguo” tra le principali varietà, è possibile affermare che mediamente i vitigni “più fortunati” nell’annata 2018 sono risultati Arneis, Barbera e Nebbiolo.