La Drosophila suzukii

Drosophila suzukii (Diptera: Drosophilidae) è un insetto originario del sud-est asiatico. Nel 2008 è stato segnalato in California (Hauser, 2011) e in Spagna (Calabria et al., 2012) e successivamente si è diffuso in molti altri Paesi americani ed europei (Cini et al., 2012), apparendo fin da subito come avversità preoccupante su svariate colture. In Italia, Drosophila suzukii è stato rinvenuto per la prima volta in Trentino nel 2009 (Grassi et al., 2009) e in pochi anni ha colonizzato tutte le regioni settentrionali, le isole principali e buona parte del centro-sud (Marongiu et al., 2013; Vitagliano et al., 2013).

Gli adulti di Drosophila suzukii misurano 2-3 mm di lunghezza, e sono facilmente riconoscibili grazie ad alcuni caratteri morfologici. Il maschio (foto 1) presenta una macchia nera sul bordo anteriore delle ali e due pettini di setole nere sul primo e sul secondo tarsomero delle zampe protoraciche. La femmina non possiede né pettini di setole sui tarsomeri né macchie scure sulle ali ma è dotata di una serie di robusti denti sull’ovopositore, utilizzati per incidere l’epidermide dei frutti e inserire le uova direttamente nella polpa (EPPO, 2013).

Ciclo vitale della Drosophila suzukii

Drosophila suzukii ha un ciclo vitale rapido, compie numerose generazioni l’anno in funzione della temperatura e sverna come adulto. Alla temperatura ottimale di 20°C è in grado di svolgere l’intero ciclo in 1-2 settimane, mentre è sfavorito da temperature superiori a 30°C. È stato rinvenuto sui frutti di numerose piante coltivate quali mirtillo, lampone, fragola, rovo, ciliegio, albicocco, pesco, susino, fico, vite, actinidia, kaki, melo e pero (EPPO, 2014) e spontanee od ornamentali come sambuco e caprifoglio (Lee et al., 2011). A differenza di altre drosofile, Drosophila suzukii può alimentarsi sui frutti in maturazione, ancora pendenti sulla pianta. Il danno è causato dalle larve che si nutrono delle parti carnose del frutto provocando depressioni superficiali e rammollimenti.

Il monitoraggio degli adulti viene effettuato con trappole alimentari costituite da contenitori di plastica, dotati di alcuni fori e contenenti un attrattivo a base di aceto (Walsh et al., 2011). In particolare sono risultate molto efficienti le trappole con una miscela costituita da aceto di mele (74,5%), vino rosso (25,0%) e zucchero (0,5%) (Cha et al., 2012, Marchesini e Mori, 2014).La presenza delle larve può essere rilevata per la comparsa di rammollimenti a carico dei frutti dai quali fuoriesce una goccia di liquido. Il rilevamento delle uova è invece più impegnativo poiché queste sono deposte sotto la buccia e all’esterno sporgono soltanto i due spiracoli tracheali. É quindi indispensabile, in quest’ultimo caso, un ottimo allenamento da parte degli operatori (Marchesini e Mori, 2014).

Difesa chimica dalla Drosophila suzukii

La difesa chimica è di difficile attuazione poiché i frutti vengono danneggiati alla maturazione e quindi sono pochi i prodotti efficaci con tempi di carenza compatibili con la raccolta. Fra gli agrofarmaci disponibili sul mercato solo quelli ad ampio spettro d’azione (piretro, piretroidi, etofenprox, alcuni fosforganici, spinosine) sono in grado di prevenire sensibilmente le infestazioni, tuttavia in Italia vi sono soltanto autorizzazioni temporanee di alcune molecole su piccoli frutti, fragola e ciliegio. In alcune regioni e su certe colture discreti risultati ha fornito l’impiego della cattura massale, ossia la collocazione di trappole con attrattivi a base di aceto lungo l’intero perimetro dell’impianto. Le trappole, identiche a quelle impiegate per il monitoraggio, sono collocate a distanza di 2-5 m l’una dall’altra e periodicamente sostituite. Altro tipo di barriera in grado di ostacolare la penetrazione del fitofago all’interno degli impianti è la collocazione di una rete a maglie fini (< 1 mm²) lungo il perimetro. La protezione delle colture con reti può impedire l’entrata alla drosofila ma rende più difficoltose le operazioni colturali.

Un ruolo potenziale nel limitare l’infestazione di Drosophila suzukii è svolto anche dai limitatori naturali, in particolare parassitoidi larvali e pupali. Da alcuni anni sono in corso indagini per rilevare eventuali parassitoidi indigeni capaci di adattarsi al fitofago esotico e valutare l’acclimatamento nelle nuove aree di colonizzazione di parassitoidi provenienti dallo stesso areale di Drosophila suzukii (Lee et al., 2011).

In Piemonte Drosophila suzukii è stato segnalato nel 2010 (Pansa et al., 2011), e negli anni a seguire danni economici sono stati rilevati su cv tardive di mirtillo gigante e lampone nel cuneese (Pansa et al., 2012) e talora su ciliegio nel torinese. Solo nel 2014, probabilmente a causa dell’inverno mite e dell’estate fresca con temperature favorevoli allo sviluppo del dittero, sono stati osservati danni alle produzioni già a partire da fine giugno, con gravi perdite per l’intero comparto dei piccoli frutti sino in alcuni casi alla completa sospensione della raccolta. Su fruttiferi maggiori, pur essendo state rinvenute larve in frutti provenienti da magazzini, Drosophila suzukii non ha ancora causato danni economicamente importanti, a differenza di quanto osservato in altre aree europee e americane. Su questa categoria di fruttiferi, e in particolare su pesco e pomacee, desta ora preoccupazione un altro fitofago di recente introduzione in Italia, la cimice Halyomorpha halys, Heteroptera: Pentatomidae (Pansa et al., 2013).

Il monitoraggio, condotto ininterrottamente nel cuneese dal 2011, mostra catture elevate ancora in questi mesi invernali (dicembre 2014, gennaio 2015) dovuti alle temperature elevate. Se persisteranno le condizioni climatiche finora osservate, probabilmente anche il 2015 sarà un’annata molto favorevole alla pullulazione di Drosophila suzukii con danni precoci a svariate colture. È quindi auspicabile prepararsi fin da ora ad affrontare l’avversità con i mezzi, purtroppo pochi, a disposizione.

Drosophila suzukii: maschio. Sono ben visibili le macchie nere sulle ali che permettono di riconoscere gli esemplari a occhio nudo.

Drosophila suzukii: maschio. Sono ben visibili le macchie nere sulle ali che permettono di riconoscere gli esemplari a occhio nudo.

Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), ULF- Entomologia Generale e Applicata, largo Paolo Braccini 2, 10095 Grugliasco (Torino). Riferimento scientifico: Luciana Tavella –  indirizzo e-mail: luciana.tavella@unito.it  – Telefono 011-6708533