Il PPF (Piano Pastorale Foraggero)

è uno strumento di gestione dei pascoli messo a punto dal DISAFA dell’Università degli Studi di Torino e recepito da Regione Piemonte a partire dal 2009 e, al momento, regolamentato dalla DGR 14-5285/2017. Obiettivo del PPF è migliorare la produttività degli allevamenti che monticano gli animali in alpeggio e conservare, nello stesso tempo, la biodiversità, il suolo e il paesaggio. La gestione secondo il PPF è basata sul pascolamento turnato con recinzioni applicato con carichi animali proporzionati all’offerta foraggera, ovvero in equilibrio con la capacità di carico dei pascoli.

Il PPF è stato applicato a partire dal 2010 in alcuni alpeggi piemontesi. A distanza di cinque anni dalla sua adozione, in due alpeggi della Val Chisone, ne sono stati monitorati gli effetti, in particolare ipotizzando che un pascolamento più razionale derivante dalla sua introduzione  i) migliori la diversità della vegetazione, incrementando il numero e la copertura della specie di qualità foraggera media e buona, ii) migliori la qualità foraggera in generale, incrementando il valore foraggero dei pascoli, iii) favorisca l’aumento del livello nutrizionale del pascolo e iv) porti a una maggiore omogeneità delle comunità vegetali razionalmente utilizzate.

Per confermare o meno queste ipotesi, nel 2011 sono stati eseguiti 199 rilievi di vegetazione con il metodo fitopastorale (Daget e Poisonnet, 1971), omogeneamente distribuiti nei due alpeggi nei quali, fino all’anno precedente, era praticato il pascolamento libero. I rilievi sono stati ripetuti con la stessa metodologia e nelle stesse posizioni nel 2016. Tramite tecniche di analisi statistica multivariata, ciascun rilievo è stato attribuito a uno dei tipi pastorali presenti nel manuale dei tipi di Cavallero et al. (2007), adottato da Regione Piemonte come testo di rierimento per la redazione dei PPF. Questo procedimento ha consentito di individuare 29 diverse comunità vegetali riconducibili a cinque grandi gruppi ecologici (pascoli di condizioni termiche, poveri, mediamente fertili, di altitudine e invasi da arbusti). La composizione botanica delle comunità del 2011 è stata confrontata con quella del 2016. A partire dalla composizione di ciascuna comunità sono stati calcolati la ricchezza specifica, l’indice di Shannon (che misura la biodiversità non solo in base al numero di specie, ma anche in base alla loro abbondanza), l’indice di Morosita-Horn (che misura il numero di comunità presenti in una determinata zona, ovvero all’interno della superficie monitorata) e l’indice N di Landolt (che consente di stimare il livello nutrizionale di ciascuna comunità). Tutti gli indici sono stati determinati per il 2011 e confrontati con quelli del 2016 tramite test per dati appaiati (Tabella 1).

Tra il 2011 e il 2016, la composizione della vegetazione è cambiata significativamente per i pascoli poveri, di media fertilità e per quelli di condizioni termiche. In particolare, il cambiamento è dipeso dall’aumento del numero e dell’abbondanza delle specie legate ad ambienti di fertilità media ed elevata soprattutto nelle formazioni di condizioni termiche, di media fertilità e preforestali. Ciò deriva probabilmente da una maggiore frequentazione di tali formazioni dovuta all’introduzione del pascolamento turnato: recinzioni e punti di richiamo (acqua e sale) hanno spinto gli animali a utilizzare zone precedentemente quasi inesplorate. Nei cinque anni si è registrato un debole incremento del valore foraggero dei pascoli (Tabella 1), più marcato nei pascoli invasi da arbusti, dove è cresciuto in modo importante per effetto della riduzione della copertura delle specie legnose. La ricchezza specifica è cresciuta in tutti i gruppi di specie e, in particolare, per le specie legate a condizioni di media fertilità: con il pascolamento regolato attraverso il PPF si sono cioè create condizioni più favorevoli alla crescita di specie più esigenti e generalmente migliori foraggere. Anche l’incremento dell’indice N di Landolt indica un miglioramento della fertilità. Solamente il numero di comunità vegetali è rimasto circa uguale, come atteso, poiché è probabile che soli cinque anni non siano sufficienti a fare comparire nuove comunità.

In conclusione, attraverso l’introduzione del pascolamento turnato con recinzioni applicato con carichi animali adeguati all’offerta foraggera, il PPF si è dimostrato un valido strumento per migliorare la fertilità dei suoli, la composizione della vegetazione, il suo valore foraggero e la biodiversità dei pascoli subalpini e alpini. Inoltre, anche se non sono state effettuate valutazioni specifiche, gli allevatori riportano un generale aumento della produttività animale (+15% di latte), una riduzione dei tempi per radunare e controllare gli animali, e una maggiore disponibilità di risorse foraggere che, in poco tempo, si è tradotta nella possibilità di monticare un numero di animali più elevato.

Tabella 1. Confronto tra diversi indicatori dello stato della vegetazione e del suolo misurati nel 2011 e nel 2016.

2011 2016
Variabili media ES media ES P
valore foraggero (VP) 14.8 ± 0.57 15.5 ± 0.58 +
ricchezza specifica 28.72 ± 0.62 36.11 ± 0.81 ***
Shannon H’ 3.35 ± 0.04 3.51 ± 0.04 ***
Landolt N 2.32 ± 0.02 2.40 ± 0.03 ***
indice Morosita-Horn 0.75 ± 0.01 0.76 ± 0.01 ns
*** P < 0.001; ** P < 0.01; * P < 0.05; + P < 0.1; ns, non significativo (P > 0.1)