La possibilità di usare prodotti chimici passa, le infestanti restano. Le normative comunitarie, recepite a livello nazionale con il D. Lgs. 150/2012, attuate dal PAN (Piano d’Azione Nazionale) e riprese dalla Regione Piemonte, hanno imposto di riconsiderare la gestione della flora infestante negli ambienti extra agricoli e urbani. Una sfida non da poco per i Comuni Italiani e gli operatori del verde dei luoghi pubblici. Il punto della situazione legislativa e le considerazioni pratico-applicative sono state affrontate nel seminario “Gestione delle malerbe in ambito extra agricolo: confronto su aspetti operativi” che ha avuto luogo l’8 novembre 2017 presso la Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco. Importanti relatori hanno partecipato dall’Università di Torino, dal Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte e dall’ANCI Piemonte (Associazione Nazionale Comuni Italiani).

La dott.ssa Massobrio del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte ha analizzato gli aspetti normativi e ambientali della gestione sostenibile degli interventi fitosanitari in ambito urbano ed extra agricolo. In particolare si fa ora riferimento al Decreto Legislativo 14/08/12 n. 150 (in riferimento alla direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi) e al D.G.R. 25-3509 del 2016 per il Piemonte. Le priorità sono la salute umana, l’ambiente e la biodiversità nelle aree specifiche quali le aree protette e quelle frequentata dalla popolazione e da gruppi vulnerabili (bambini, anziani). Alcuni spunti per capire in cosa ciò si traduce:

  • riduzione dell’uso di fitofarmaci e della deriva, dando spazio crescente ai mezzi meccanici e fisici (art. 14 del D. Lgs. 150/2012);
  • gli interventi agricoli che utilizzano classi di prodotti T e T+ devono rispettare almeno la distanza di 30 metri dalle zone vulnerabili.
  • dal 27/3/17 è in atto il decreto per l’adozione dei criteri ambientali minimi (CAM) per i trattamenti lungo le linee ferroviarie e le strade: verranno premiate le ditte appaltatrici che proporranno metodi innovativi. Sono previsti CAM di base obbligatori e CAM premianti ovvero che utilizzano ad esempio solo metodi fisici-meccanici per il diserbo, la lotta biologica, o la precision farming;
  • necessaria una migliore progettazione del verde urbano per far ricadere la scelta delle piante ornamentali su specie poco problematiche dal punto di vista dell’avversità.

È importante sottolineare che sono previste modifiche per rendere facilmente applicabile la normativa e la definizione di protocolli tecnici approvati dalla Regione. Inoltre sarà ufficializzata prossimamente la “Lista Verde” con l’elenco dei fungicidi, erbicidi e insetticidi utilizzabili in ambito urbano a livello nazionale. Riguardo ai trattamenti diserbanti, sono stati già analizzati a fondo tre prodotti:

  • flazasulfuron: diserbante fogliare e antigerminello, efficace, utilizzabile in ambito urbano;
  • acido perlargonico: disseccante non selettivo di contatto per il post-emergenza, non residuale, poco efficace e molto caro;
  • glifosate: molto efficace e non residuale, ma un suo metabolito è stato trovato nei corpi idrici superficiali e sarà revocato impiego (anche per il coformulante con ammina di sego polietossilata)

Il prof. Vidotto dell’Università di Torino ha analizzato i criteri di prevenzione e lotta alla flora infestante negli ambienti extra-agricoli, analizzando le varie difficoltà riscontrate. Innanzitutto è stato posto l’accento sulle problematiche create dalle infestanti non controllate in ambito urbano: riduzione della visibilità per la circolazione stradale, riduzione dell’efficienza degli impianti di sgrondo, innesco di incendi in ambienti secchi, danni strutturali, allergie (due specie responsabili sono Parietaria officinalis e Ambrosia artemisifolia).

I criteri di lotta e prevenzione devono però partire da una corretta conoscenza delle infestanti presenti e dalle loro caratteristiche: è importante ricordare che le specie invasive in ambiente urbano sono molto diverse dalla stessa specie presente in un campo: nelle aree urbane sono presenti isole di calore, illuminazione artificiale, substrati in angoli poco calpestati. Ciò comporta che molte specie annuali si comportano da biennali, prolungando la loro presenza anche nei mesi freddi e complicando, di conseguenza, la lotta. Inoltre al Nord ritroviamo per il 45% infestanti annuali da seme (terofite) e per il 55% pluriennali con rosetta (emicrofite).

Analizzando inoltre le metodologie di lotta, si possono suddividerle nei seguenti gruppi:

  1. Preventive: evitare scambio di inerti, macchinari contaminati da sementi
  2. Dirette: metodi meccanici (sfalcio, trinciatura, abbattimento), sradicamento manuale, metodi fisici (pirodiserbo, vapore, schiume calde), lotta biologica (Ophraella communa per contenere Ambrosia artemisifolia), metodo chimico
  3. Indirette (ovvero sfavorire insediamento): pulizia e manutenzione strade e marciapiedi, scelte progettuali e tecnologiche (cordoli, materiale riempimento e larghezza fughe piastrelle che impediscano il più possibile la crescita di piante infestanti).

Per l’ANCI Piemonte, il perito agrario Boniforte ha esposto la situazione attuale che i Comuni Italiani stanno affrontando: molta incertezza, poche ordinanze attivate e prolungarsi dell’attesa di direttive e interpretazione più chiare. Scarsissima la partecipazione ai tavoli tecnici per la risoluzione dei problemi; danno invece il buon esempio i comuni di Torino, Saluzzo e Gravellona Toce. Ma in concreto cosa devono fare i comuni? In primis definire le aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili: scuole, parchi, piste ciclabili, fiorerie, ecc. In secondo luogo i comuni devono mettere in pratica le azioni previste dal PAN che si possono riassumere in questi sette punti:

  1. Comunicare, mediante opportuna cartellonistica, le operazioni di diserbo;
  2. Utilizzare macchinari e attrezzature tarate e sottoporle a Controlli Funzionali;
  3. Impiegare operatori provvisti di patentino per l’utilizzo di prodotti fitosanitari e di DPI;
  4. Compilare il Registro dei Trattamenti;
  5. Rispettare il tempo di carenza del prodotto prima di rendere l’area accessibile (almeno 48 ore)
  6. Utilizzare erbicidi non chimici o effettuare la lotta integrata;
  7. Stoccare i prodotti fitosanitari secondo in modo conforme alle normative.

Per i dettagli, si invita a consultare le Linee di indirizzo regionali del Piemonte http://www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/settore_fitosanitario/dwd/pan/All_A_Linee_di_indirizzo.pdf

Durante il seminario i partecipanti hanno potuto osservare all’azione le moderne e promettenti attrezzature per le lotta non chimica alle malerbe: dal diserbo termico con il vapore, al pirodiserbo e all’impiego di schiuma vegetale calda. Questi metodi consentono un rapido aumento della temperatura delle parti verdi delle piante (dai 90°C della schiuma vegetale ai 1400°C della fiamma libera del pirodiserbo) provocandone una profonda alterazione fisiologica e citologica, lessando le piante infestanti e portandole a morte in poco tempo.

Le soluzioni che non prevedono l’utilizzo di mezzi chimici non sono certamente le più semplici o le più economiche, ma rappresentano già la soluzione più vantaggiosa dal punto di vista ambientale e della salute dei cittadini.