Sergio Soffietto

Organismo di Assistenza Tecnica Agricola

Concessione dei pascoli Demaniali

Le maggiori superfici di pascolo in Italia sono di proprietà pubblica, Comunali e Demanio, e vengono date in concessione ad allevatori con gare ad evidenza pubblica.

Questo modo di assegnare le concessioni consente di rinnovare periodicamente i canoni e i gestori del patrimonio pubblico.

Ma cosa è la funzione concessoria.

La concessione è il provvedimento amministrativo con cui una pubblica amministrazione manifesta la volontà di affidare ad un operatore economico privato l’uso di risorse o l’esercizio di attività riservate ai pubblici poteri.

La funzione concessoria, quindi, può identificarsi in una scelta discrezionale ed autoritativa dell’amministrazione di attribuire ad un soggetto terzo la gestione di un bene, di un servizio pubblico o l’esecuzione di lavori strumentali alla erogazione di quest’ultimo in funzione della migliore cura concreta dell’interesse pubblico, ovvero per garantire un più efficiente sfruttamento del bene pubblico senza distoglierlo dalla sua destinazione naturale, per assicurare una migliore erogazione del servizio o per rendere possibile la realizzazione di opere destinate alla collettività. In altri termini, la funzione sottesa alle concessioni amministrative è diretta all’applicazione dell’art. 97 Cost., garantendo l’efficiente utilizzo di beni e risorse pubbliche attraverso l’intervento del privato, per cui postula che l’amministrazione abbia valutato l’intervento del terzo come funzionale al più efficace soddisfacimento dell’interesse pubblico.

Grazie a queste gare pubbliche per i pascoli si ha un rinnovo costante delle concessioni che permettono di variare il prezzo della concessione e per chi le gestisce permettere un rinnovo e ringiovanimento dei conduttori, questi contratti hanno una durata media di sei anni, va precisato che chi detiene la concessione del pascolo ha al successivo rinnovo il diritto di prelazione come nei contratti di affitto agrari ma questo non impedisce di adeguare il valore del canone alle variabili commerciali.

Sino al 2014 questi adeguamenti di prezzo erano la conseguenza fra la domanda e l’offerta quindi le variazioni erano dell’ordine del 5/10% del valore totale con il pagamento di somme che l’ente pubblico solitamente il Comune dove sono localizzati i terreni, incamerava e utilizzava per il territorio.

Va precisato che anche se chi ha la concessione del pascolo, al rinnovo ha il diritto di prelazione come tutti i contratti di affitto ad agricoltori/allevatori, ma questo non impedisce di adeguare i prezzi al mercato corrente.

Probabilmente gli allevatori che hanno in concessione le superfici vedrebbero con maggior interesse un non rinnovo, questo comporterebbe un congelamento dei prezzi all’ingresso dei concessionari e un mancato ricambio delle aziende con invecchiamento dei gestori, escludendo altri che fossero interessati a fare quell’attività.

Dal 2015 con il cambio della PAC che riconosceva agli agricoltori, detentori di superfici a pascolo, un reddito maggiore; i comuni hanno cominciato a aumentare i canoni di affidamento delle concessioni utilizzando la gara al massimo rialzo.

Ricordo che circa 25 anni fa una concessione di un pascolo della superficie di 150 ettari aveva un costo che variava da 1500,00 a 2500,00 €uro/anno, oggi i prezzi anche per ragioni diverse dalla domanda e offerta si attestano sui 10.000,00 €uro/anno per la stessa superficie.

Questo ha fatto sì che i premi legati ai titoli PAC siano stati trasferiti indirettamente nelle casse delle amministrazioni comunali, senza apportare benefici agli agricoltori/allevatori che comunque hanno continuato a essere vincolati alle condizioni per poter riceverli questi premi (coltivazione, condizionalità, ecc…) e con il rischio d’impresa come spada di Damocle.

Va riconosciuto che il mondo agricolo era e rimane il più coerente settore economico nel recepire i Regolamenti e Direttive Europee; non sono mai state mosse contestazioni o sanzioni per inadempienze alla Direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE conosciuta come Direttiva Bolkestein per i pascoli.