Problemi di redditività del mais

I problemi di redditività del mais, causate dalle sue elevate richieste idriche, termiche e colturali, hanno portato al suo ridimensionamento come coltura principale, nelle zone del nord Italia specialmente, dove attualmente sono in ripresa i cereali autunno vernini, spesso seguiti da leguminose da foraggio o da granella, poco esigenti a livello economico. Ad intaccare il suo primato concorre anche il greening, che erode una piccola parte della superficie in favore di colture non tradizionali per gli areali zootecnici. Ma un problema ricorrente per gli agricoltori piemontesi, è costituito dalla bassa remuneratività dei cereali: da un lato, sono sempre più le normative che impongono gli avvicendamenti,  le colture principali più adatte ai climi dell’Italia settentrionale, come frumento e orzo, non garantiscono dei ricavi considerevoli.

Aumentare il numero di raccolti annui

Se non si può aumentare la resa, si può allora intervenire aumentando il numero di raccolti annui, ricorrendo a varietà precoci, che si inseriscano bene nella rotazione, lasciando il campo incolto il meno possibile. Questa strategia, permette di ampliare la forbice tra costi e ricavi dell’avvicendamento a favore del reddito, coltivando, al minimo delle spese, specie utili in seconda coltura proprio come il mais, alimento indispensabile per gli animali delle aziende zootecniche, che fanno di questo cereale un prodotto vantaggioso all’interno dell’azienda che lo coltiva.

Mais in secondo raccolto

E’ già risaputo che dopo frumento è possibile seminare la soia nei nostri areali, ma in molti sono scettici nel fare mais da granella in seconda coltura, come spesso accade in Emilia, dove le temperature sono maggiori.

Costi colturali ridotti

Nel Torinese però, prove condotte nel 2014 e nel 2016 hanno portato a risultati soddisfacenti, alternando al frumento, mais da granella.

Per un discorso economicamente conveniente, la preparazione del letto di semina del mais in seconda coltura è stata eseguita con minime lavorazioni; infatti la produzione è risultata bassa, ma i costi colturali veramente ridotti: un paio di passaggi con fresa o erpice a dischi per preparare il terreno, un solo intervento di diserbo e meno concime rispetto alla coltura principale. Le prove sono state condotte, inoltre, senza irrigazione. Il ricorso alla minima lavorazione non è stata solo finalizzata al massimo risparmio, ma ha rappresentato anche una pratica necessaria per preservare il più possibile l’umidità del terreno. L’agricoltore di Trofarello che ci ha provato ammette che proprio sotto questo punto di vista si possa parlare di fortuna, anche se per le condizioni climatiche della zona, il rischio che si assume, ha comunque buone probabilità di successo. Il mais di secondo raccolto, infatti, ha il periodo di massima suscettibilità alla siccità verso la fine delle estate, quando la piovosità, grazie ai temporali di fine stagione, contribuisce al fabbisogno idrico della coltura.

Scelta varietale

Importante è la classe di maturazione FAO. Nelle prove sono state sfruttate le caratteristiche di mais classe 100 e 200 della KWS, che si adattano bene alle temperature elevate dell’estate per una veloce spinta vegetativa, e perdono rapidamente umidità nei mesi freschi di Ottobre-Novembre. Seminando a fine giungo – primi di luglio, il periodo critico della coltura si inserisce da agosto in poi, mese in cui, almeno nei due anni di prove, le piogge sono state sufficienti da portare a un raccolto soddisfacente, soprattutto rispetto ai costi sostenuti.

Questo tipo di rotazione, oltre a permettere di coprire meglio i costi fissi quali affitti, consorzio di bonifica, tasse e ammortamenti, come qualsiasi altra coltura in successione al frumento, offre altri vantaggi: in un’azienda che produce mais e frumento (o orzo) con un’intercalare a mais non si ha la necessità di modificare nessun macchinario aziendale. Infine, guardando questa idea nell’ottica di un’azienda zootecnica che punta a soddisfare le esigenze nutrizionali dei suoi animali il più autonomamente possibile, la soia resta un alimento che, a causa dei fattori antri nutrizionali che la compongono, entra a far parte della razione solo se trasformata. Perché allora non pensare di inserire al posto del frumento o dell’orzo del pisello proteico da utilizzare nella razione e il mais da granella in secondo raccolto?

In Conclusione

In sintesi, per sopperire ai bassi profitti ottenuti con i cereali autunni-vernini, una buona e possibile soluzione può essere l’inserimento di mais precoci dopo la raccolta del frumento. Al mais, a causa della sua raccolta tardiva, può poi seguire un’altra primaverile-estiva come la soia, lo stesso mais o, se il tempo è sufficiente, anche un’altra autunno-vernina.

Agrotecnica utilizzata nei due anni di prove.

Anno Data Descrizione Note
2014 26 giugno Concimazione Cloruro potassico 80 kg/ha
Fresatura 2 passaggi a 20 cm di profondità
Semina KWS Ronaldinio (Classe 200; 85 giorni) a 8,3 semi/m2.

Distribuzione di concime 200 kg/ha di 18-46 con la seminatrice

19 luglio Diserbo post-emergenza (mais alla 4° foglia) Equip 2 l/ha (foramsulfuro) + Mondak 0,7 l/ha (dicamba)
30 luglio Sarchiatura Apporto di 180 kg/ha di Urea
13 novembre Mititrebbiatura Umidità alla raccolta del 31%
2016 27 giugno Concimazione Cloruro potassico 80 kg/ha
Discatura 2 passaggi a 20 cm di profondità
Semina KWS Severus (Classe 200; 75 giorni) a 8,3 semi/m2.

Distribuzione di concime 200 kg/ha di 18-46 con la seminatrice

15 luglio Diserbo post-emergenza (mais alla 3° foglia) Titus Ultra 40 g/ha (rimsulfuron + nicosulfuron) + Mondak 0,7 l/ha (dicamba)
29 luglio Sarchiatura Apporto di 180 kg/ha di Urea
2 novembre Mititrebbiatura Umidità alla raccolta del 29%

Franco Tesio e Greta Masserano