Un’esperienza che potrebbe essere esportata in Italia

Diamante, Ambra, Quarzo e Zaffiro: questa è la collezione di gioielli cileni non conservati in una cassaforte, ma seminati nei freddi suoli del Cile, lo stato a sud-ovest dell’America Meridionale.

Con le risaie a 36,5 gradi a sud dell’equatore, il riso che cresce in questo stato è considerato uno dei più meridionali del mondo. Queste varietà sono capaci di resistere a temperature di 5°C nel periodo di semina e attendere pazientemente nel terreno che le temperature raggiungano i 12°C. Ma cosa rende queste varietà dei gioielli?

Sicuramente il loro granello, di tipo japonica, l’essere lunghe, larghe e adattate al gusto della maggior parte dei cileni, che consumano sino a 9 kg di riso all’anno a persona e, con una sana dose di patriottismo, utilizzano i prodotti locali anche se potrebbero scegliere risi di importazione a buon mercato con granello stretto. Ma gli agricoltori, oltre al materiale genetico selezionato e certificato, hanno un’ulteriore asso nella loro manica per arrivare a punte di 9 t/ha: la data di semina. Gli agricoltori sanno che la semina ottimale va fatta dal 1 al 19 ottobre, per ottenere le migliori condizioni di sviluppo e umidità alla raccolta. E’ possibile arrivare sino al 6 novembre, ma il rischio è maggiore. Tutti evitano di seminare dal 7 novembre, quando la probabilità di insuccesso è molto alta perché le temperature possono scendere durante la fase di fioritura sotto i 2°C, freddo sufficiente ad uccidere le piante in questa fase delicata. “L’escursione termica notturna è compensata dalle giornate calde e con intensa radiazione luminosa, che può arrivare ai 28°C” dice Rodrigo Avilés, direttore del centro di ricerca regionale Quilamapu, facente parte del Istituto Nazionale di Ricerca in Agricoltura (INIA). Questo istituto ha costituito e diffuso altre varietà, come Shiny, Gold e Platinum, che hanno avuto un grande impatto sulla produzione di riso.

Negli ultimi 30 anni la superficie risicola è diminuita del 50% attestandosi a 25 – 27000 ha, mentre la produttività è cresciuta del 37% nello stesso periodo, raggiungendo 160,000 t all’anno. La resa per ettaro è passata da 4,5 a 6,9 t/ha, nel precedente decennio, con alcune punte di 9 t/ha. Karla Cordero, la coordinatrice del programma INIA sul riso, attribuisce questa crescita all’uso di varietà migliorate, al seme certificato e alla corretta gestione agronomica. Analogamente a quanto succede in Italia, un problema gravoso è rappresentato dalle infestanti, soprattutto le piante resistenti agli erbicidi.

Le nuove tecnologie sono state adottate a seguito di una significativa partecipazione a corsi tecnici, giornate dimostrative e grazie alla connessione con il FLAR, Fondo Latino Americano per il Riso, un’alleanza pubblico privata con l’obiettivo di migliorare la competitività e la sostenibilità di tutto il sistema riso della macro-regione.

Il ciclo idrologico, un’incognita da non sottovalutare

Maestoso e protettivo sono le parole utilizzate per descrivere la montagna Longaví, della catena Andina. Con un’altezza di 3240 metri oltre il livello del mare fornisce acqua a tutta la regione Maule ed è la maggiore riserva idrica per l’areale risicolo per il quale provvede alla protezione dalla diffusione dei parassiti, fungendo da vera e propria barriera. Ma non è tutto oro quel che luccica. Il cambiamento del clima e la sua variabilità stanno avendo un effetto negativo sulla produttività. Infatti, Longaví e le montagne vicine non ricevono abbastanza neve per sopperire alle richieste irrigue delle risaie in primavera ed estate. Le piogge sono altresì diminuite e il bacino che provvede alle necessità dei 1400 produttori della zona sta attualmente lavorando a metà capacità. Nei 40 anni di attività sono state solamente 3 le volte in cui il bacino non è riuscito a soddisfare le richieste degli agricoltori. Il 2016 è stato uno di questi. La riserva ha la capacità di stoccare 220 milioni di metri cubi di acqua, ma lo scorso anno l’idrometro si è fermato a 178 milioni di metri cubi. Questo avrà ripercussioni sulla prossima campagna agraria perché gli agricoltori non semineranno se è forte il rischio di rimanere senza acqua a metà coltivazione, come fanno supporre i 5000 ha non seminati nella precedente stagione colturale a causa della scarsità idrica.

Per l’ottenimento di varietà sempre più adattate al cambiamento climatico, per sperimentare la semina diretta e la preparazione anticipata dei suoli – sino a lavorarli appena dopo la raccolta per seminare presto e risparmiare 1/3 di acqua durante la coltivazione e migliorare le rese – i ricercatori di INIA e FLAR hanno instaurato strette collaborazione per lavorare insieme.

In Cile, produttori, tecnici, industriali e ricercatori hanno imparato a promuovere insieme il riso cresciuto nei loro freddi suoli, insieme allo sviluppo di semi considerati “gioielli” per i climi temperati.

Cosa esportare in Italia?

Può l’integrazione cilena essere replicata in Italia, dove gli agricoltori sono molti di più e ognuno coltiva, mediamente, molte più varietà rispetto a quelle sudamericane?

Il punto focale dovrebbe essere una stretta interazione tra i diversi soggetti della filiera riso, senza spreco di risorse ed energie in varietà non richieste dal mercato o ricerche per risolvere problemi secondari, unito ad un diffuso servizio tecnico a supporto degli agricoltori e delle riserie.

Un tentativo per raggiungere in parte l’obiettivo dell’integrazione e della sostenibilità per i diversi attori della filiera è infatti rappresentato dal diffondersi sul nostro territorio di progetti come SAIRISI o Kellogg’s Origins, dove, oltre al fondamentale dialogo tra le parti, la formazione riveste un ruolo chiave.

Sempre nell’ottica di migliorare le tecniche disponibili con l’obiettivo della sostenibilità ambientale ed economica, il Farm Network di BASF – la partnership che promuove un’agricoltura concretamente sostenibile, coinvolgendo e mettendo in relazione le figure chiave dell’agroindustria – è un progetto mirato allo sviluppo e alla successiva condivisione di soluzioni e sistemi che permettano di conciliare aumento di quantità e qualità della produzione, con la protezione di biodiversità e il rispetto di ambiente e risorse naturali, a diretto supporto della qualità del Made in Italy.

 

Temperature medie minime e massime e piovosità di Maule, la regione risicola cilena.