Biodiversità 
è la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra e si misura dalla quantità e varietà di esseri viventi che la popolano.

Anche noi facciamo parte della biodiversità e sfruttiamo i servizi che ci offre: cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita quotidiana.

Maggiore è la presenza di esseri viventi e di varietà presenti maggiori è la salute di un ambiente naturale.

L’agricoltura contribuisce anche a conservare molti ecosistemi specifici che altrimenti scomparirebbero con l’abbandono di determinate attività agricole.

Numerosi studi scientifici dimostrano chiaramente il nesso tra alcune pratiche agricole e la ricchezza di biodiversità riscontrabile nei sistemi agricoli tradizionali europei.

pecore al pascoloUn esempio è rappresentato dall’habitat dei prati-pascolo con le “magnifiche fioriture di orchidee su substrato calcareo” diffuso nel nostro Appennino e sulle Alpi e identificato dall’Unione Europea tra gli habitat meritevoli di conservazione (Direttiva UE Habitat). Si tratta di un habitat naturale la cui formazione e mantenimento dipendono direttamente dalla presenza di un’adeguata pressione del pascolo. La permanenza di un allevamento estensivo impedisce, infatti, a quest’ambiente di evolvere in pascoli cespugliati e bosco, con la conseguente scomparsa dell’insieme di specie vegetali e animali legate a questo habitat

In Europa due fattori di cambiamento nelle pratiche agricole hanno sconvolto l’equilibrio tra agricoltura e biodiversità: l’intensificazione della produzione e la sottoutilizzazione del suolo. I profondi cambiamenti che almeno negli ultimi cinquanta anni hanno interessato l’uso del suolo e le strutture delle aziende agricole sono state la causa diretta o indiretta di una notevole riduzione o perdita della biodiversità.

La definizione “a Elevato Valore Naturale” (HNV) è utilizzata per descrivere vasti tipi di coltivazioni che, grazie alle loro caratteristiche, sono particolarmente ricchi in biodiversità. Si tratta generalmente di sistemi di coltivazione non intensivi.

pascoli alpini

Pascoli alpini

Dagli anni ’90 si è assistito a un crescente riconoscimento del fatto che la conservazione della biodiversità in Europa dipenda dal mantenimento di questi sistemi di coltivazione in vaste aree rurali. In Italia le aree agricole di elevato valore naturale interessano circa sei milioni di ettari, il 32% della superficie agricola totale e si trovano soprattutto nelle aree naturali protette. La conservazione della biodiversità è un obiettivo prioritario della Politica Agricola Comune dell’Unione Europea

Anche nell’ultima consultazione popolare per la semplificazione e modernizzazione della PAC dopo il 2020, che  è terminata a mezzanotte del 2 maggio 2017, il 77% delle persone ha espresso nel loro giudizio di volere una PAC con maggiori effetti benefici sull’ambiente e sul clima.

Per quanto riguarda la questione ambientale, gli intervistati hanno evidenziato l’importanza della protezione della biodiversità, la riduzione del degrado del suolo, l’utilizzo più efficiente dei fertilizzanti e dei pesticidi, mentre la maggioranza della popolazione interpellata ha risposto che la Pac attuale non affronta questi problemi.

fiori sui pascoli

Si può a questo punto anche ipotizzare che la PAC come per altro  sta già avvenendo riconoscerà a tutte quelle aree classificate a Elevato Valore Naturale, un contributo a ettaro sempre maggiore, non solo con il PSR ma anche con i contributi diretti come Domanda Unica.

Questo si avvererà perché la politica comune ha compreso non da pochi anni, che l’agricoltura non è solamente un sistema produttivo primario che produce alimenti per la popolazione, ma riveste la caratteristica di settore del terziario,  gestisce cioè una serie di servizi per la comunità, che si possono distinguere in quattro tipi:

  • di supporto, che comprende ad esempio la formazione del suolo, la fotosintesi e il ciclo nutritivo alla base della crescita e della produzione;
  • di approvvigionamento, che forniscono beni veri e propri, quale cibo, risorse idriche, legna, medicinali;
  • Per la regolazione, che regolano il clima, l’acqua (ad esempio le inondazioni), rifiuti, e la diffusione delle malattie;
  • culturali, relativi alla bellezza, all’ispirazione e allo svago che contribuiscono al nostro benessere spirituale;

Servizi che hanno un valore che deve essere pagato e questo può farlo solo la Comunità che beneficia delle ricadute del servizio e non singoli soggetti, nel caso dell’Europa la CE.

E’ presto capire come sarà gestito il bilancio comunitario sulla PAC, ma ritengo che ogni agricoltore dovrà sin da ora scegliere in quel senso, quindi aumenteranno gli impegni per quelle zone ad Alto Valore Naturalistico e anche per chi opera in ambienti agricoli intensivi, dovrà assumere impegni maggiori per l’ambiente, che saranno riconosciuti dei premi crescenti per PES maggiori, questo sarà attuato anche con la nuova PAC sulla DU; perché fra le richieste maggiori della consultazione si evidenzia un bisogno di semplificazione e gestire dei PES (Pagamenti per Servizi Ecosistemici) con il PSR è oggettivamente più complicato.

È molto presto per capire dove andrà la PAC dopo il 2020, ma queste ipotesi, alla luce della consultazione non mi sembrano improbabili.