massimizzare i benefici economici e ambientali dell’agricoltura

La crescita della popolazione mondiale unitamente a una situazione ambientale che, a causa del cambiamento climatico, imporrà nuovi limiti e difficoltà all’applicazione delle consuete pratiche agricole, propone all’agricoltura la sfida epocale di accrescere le produzioni mantenendo un margine di redditività per l’imprenditore agricolo, con un’attenzione particolare alla cura dell’ambiente e alla sempre crescente scarsità di materie prime.

In questo contesto le innovazioni nella pratica della fertilizzazione, siano esse di prodotto o di processo, possono contribuire alla definizione di un’agricoltura sostenibile da punto di vista economico, sociale e ambientale.

Queste innovazioni si possono inserire in una cornice decisionale che è sintetizzata dal cosiddetto “paradigma delle 4R”:

Right source (il giusto fertilizzante):

questo aspetto sottolinea l’importanza della scelta del fertilizzante corretto tenendo conto di diversi fattori, tra i quali ad esempio la forma chimica degli elementi apportati che deve risultare disponibile per la specifica coltura, o essere trasformata nel suolo in una forma disponibile con le giuste tempistiche; la scelta dovrà tenere conto anche delle caratteristiche chimico-fisiche dei suoli (per esempio evitando la somministrazione di azoto nitrico su suoli sommersi per evitare perdite di nitrati per lisciviazione, o l’applicazione superficiale di urea su suoli a reazione basica per limitare perdite per volatilizzazione di azoto ammoniacale), delle specifiche esigenze nutrizionali delle coltura anche in termini di meso- e microelementi, e delle interazioni con la concimazione organica.

Right rate (la giusta dose):

È importante che la dose di fertilizzanti somministrata sia adeguata a sostenere la domanda di nutrienti delle colture, limitando sia gli eccessi che possono portare a perdite e inquinamento ambientale, che le carenze che, oltre a limitare la produzione, sul lungo periodo portano al depauperamento dei suoli.

Questo obiettivo può essere raggiunto valutando in modo preciso il fabbisogno nutrizionale delle colture, ponendosi degli obiettivi produttivi in linea con il potenziale delle colture, dei suoli e delle tecniche colturali adottate; inoltre è importante valutare con attenzione gli apporti di elementi nutritivi, tenendo conto della dotazione naturale dei suoli, degli eventuali apporti di sostanza organica e residui colturali, degli apporti derivanti dall’azotofissazione e dall’acqua di irrigazione.

La stesura di piani di concimazione, anche con l’aiuto di applicativi informatici oggi a disposizione dell’agricoltore, è uno strumento indispensabile per raggiungere questo obiettivo, così come la verifica della corretta regolazione degli spandiconcime e della distribuzione.

Right time (il giusto periodo):

Il periodo più indicato di somministrazione dei nutrienti è quello che li rende disponibili nel momento di maggiore asporto per la coltura; questo impone di tenere conto della fisiologia di ogni coltura, dell’interazione con le altre pratiche colturali (semine, lavorazioni, irrigazioni), dell’attitudine dei suoli alla mineralizzazione della sostanza organica (questa può fornire di per sé un grosso sostegno in termini di apporto di nutrienti, ma renderli disponibili in periodi non rispondenti alle necessità di asporto della coltura, o addirittura suscettibili di perdite nell’ambiente tramite lisciviazione o volatilizzazione).

Right place (il giusto posizionamento):

il giusto posizionamento del fertilizzante è quello dove la pianta ha più facilità di raggiungere e assorbire gli elementi nutritivi di cui necessita. Questo fattore ovviamente è mediato sia dalla morfologia e dalla fenologia della coltura presa in considerazione, sia dalle pratiche colturali adottate.

Per determinati elementi scarsamente mobili oppure trattenuti dal suolo, come il fosforo, la distribuzione in bande o nelle vicinanze del seme può aumentare la disponibilità del nutriente per la coltura; per applicazioni specifiche (microelementi, molecole organiche, biostimolanti) può essere opportuno prendere in considerazione l’applicazione fogliare, al fine di facilitare l’assorbimento e aumentare la disponibilità dell’elemento.

Anche la variabilità spaziale degli appezzamenti può essere un fattore importante di cui tenere conto: l’utilizzo di mappe predittive e di strumenti di assistenza alla fertilizzazione può essere utile per somministrare i nutrienti in dosi variabili a seconda delle caratteristiche dei terreni e della loro potenzialità di sostegno alle colture.

Questi diversi aspetti legati alla gestione della concimazione devono necessariamente essere tenuti in considerazione nel loro insieme, in quanto legati da inevitabili rapporti di causa-effetto: dalla scelta di un determinato fertilizzante deriveranno le scelte di tempi e modalità di applicazione, così come determinati ordinamenti colturali potrebbero limitare il numero delle opzioni disponibili in termini di scelta del fertilizzante e delle modalità di applicazione.

Tenere conto di questi elementi nella definizione di strategie di gestione della fertilizzazione può però aiutare a considerare questa pratica non come una operazione statica ma, tenendo conto delle diverse esigenze climatiche, pedologiche, nutrizionali e di tecniche colturali, contribuire all’obiettivo di massimizzare la quantità e qualità delle produzioni ottenendo al contempo un beneficio economico e ambientale.

In un articolo successivo parleremo delle innovazioni, tecnologiche e di prodotto, che possono aiutare l’imprenditore agricolo nell’ottimizzazione consapevole delle pratiche legate alla concimazione, rendendo questi concetti applicabili nella gestione quotidiana dell’azienda agricola.