Premessa

Estenuante. Tra tutti i termini e gli aggettivi pronunciati parlando della campagna 2014, la voce “estenuante” sintetizza bene le caratteristiche dell’annata viticola 2014, mediando anche le attribuzioni che si sono sentite nel corso di questi ultimi mesi, a volte pittoresche, altre volte esagerate, persin grossolane in qualche caso.

Sta di fatto che la qualità dell’uva e del vino – comunque sia valutata prossimamente – quest’anno non sarà – perlomeno per gli addetti ai lavori – l’elemento principale, l’aspetto di maggior importanza oggetto di discussione, relativamente alla campagna viticola 2014.

Il “timbro” sull’annata lo metteranno, anzi, l’hanno già messo, eccome, l’impegno, la fatica costanti e la durezza di alcuni momenti in particolare.

Possono apparire affermazioni perentorie, ma se si ripercorrono i mesi scorsi e si ricordano alcuni dati – pur senza approfondire e scendere nei dettagli – risultano invece pienamente giustificate.

L’avvio e le prime difficoltà

La campagna viticola 2014 è “nata” da un inverno mite, ma ricco di precipitazioni, alle quote collinari generalmente piogge, terminato con un accenno primaverile (intorno a metà marzo), che ha determinato il rigonfiamento delle gemme, preparando il terreno al germogliamento della vite, avvenuto mediamente nella prima decade di aprile, in corrispondenza di un altro periodo di clima bello, ad inizio primavera.

Marzo ed aprile sono stati nel complesso caratterizzati da clima nella norma come precipitazioni, con serie anche rilevanti di giornate asciutte.

Il primo “tonfo” della campagna si è avuto a ridosso di Pasqua (quest’anno il 20 aprile), con un ritorno di freddo e clima umido.

Nel frattempo, le prime difficoltà: attacchi di nottue in qualche appezzamento (specialmente negli ambienti solitamente soggetti) e l’avvio dei trattamenti antiperonosporici soprattutto.

L’inizio della difesa dalla peronospora a metà aprile è stato il primo record dell’annata (si badi che non sarà l’unico, né il più importante).

Il seguito dell’annata: ricco di avversità, impegno e fatica

Da fine aprile – inizio maggio si è instaurato un andamento climatico bizzarro, caratterizzato da costante variabilità delle condizioni atmosferiche. Ciò inteso nel senso che si sono (quasi) sempre alternati brevi periodi (di pochi giorni) asciutti ad altri piovosi o quantomeno instabili: un clima “all’irlandese”, ha commentato qualcuno.

Per rendere l’idea in modo eloquente basta ricordare che per trovare – nell’annata viticola 2014 – una decade nel complesso asciutta e con temperature estive, occorre menzionare i primi 12 – 13 giorni di giugno e … la terza decade di settembre, cioè l’inizio dell’autunno!

Meno male che i due periodi suddetti – pur nella loro relativa brevità – si sono verificati: il primo ha favorito le delicate fasi di fioritura e di allegagione, ed il secondo ha “salvato in corner” la vendemmia di buona parte del Barbera e del Nebbiolo!

Per il resto, si può sintetizzare l’andamento climatico dell’estate 2014 citando un trafiletto riportato a pagina 7 de “L’Informatore Agrario” n. 33/2014: tra giugno ed agosto sono transitate sull’Italia n. 25 perturbazioni e al Nord i giorni con pioggia sono stati n. 63 su 92, il triplo rispetto alla media!

Venendo alle avversità incontrate, nel corso dell’annata si è stabilito il secondo “record” della stessa: da aprile a settembre 2014 compresi le problematiche sono state davvero tante. Da quelle atmosferiche (grandine in primo luogo), a quelle parassitarie (le solite e qualche probabile novità), per finire con le fisiopatie (le seconde e le terze in parte conseguenze delle prime).

La grandine ha colpito quest’anno – nell’albese – soprattutto la zona del Barolo. In quell’area è grandinato più volte (in frazione Santa Maria di La Morra, ben quattro!). Delle quattro grandinate, quella del 23 luglio è stata probabilmente la più generale.

I danni arrecati ai vigneti – di entità sempre rilevante – tuttavia non sono stati notevoli, comportando lacerazioni delle foglie e ferite agli acini generalmente parziali, fortunatamente mai gravissime.

Si è poi notato in diverse occasioni – anche in vigneti piuttosto e ripetutamente colpiti – la straordinaria capacità delle foglie danneggiate di mantenere sane e verdi le porzioni delle stesse rimaste.

Nonostante l’estate non abbia presentato periodi significativi con temperature elevate (oltre i 30 °C di massima), tra le avversità non parassitarie osservate nel 2014 si sono potute comunque annoverare le ustioni da sole, dovute all’intensità luminosa dei giorni 15 – 20 luglio.

L’elenco delle avversità parassitarie riscontrate nelle decorsa campagna è piuttosto consistente.

La peronospora ha regnato praticamente durante tutta l’annata, soprattutto nella zona del Barolo, dove le precipitazioni di metà giugno hanno superato i 100 mm – e gli attacchi sono stati osservati il giorno 24 (San Giovanni, chissà che il proverbio …) – mettendo a dura prova ogni tipo di antiperonosporico.

La maggior comparsa di sintomi si è però manifestata a fine luglio – inizio agosto, a seguito delle abbondanti e ripetute precipitazioni temporalesche della terza decade di luglio.

Ovviamente la difesa dalla crittogama è stata molto impegnativa.

I trattamenti suggeriti dallo scrivente sono stati ben 15 (relativamente a Barbera e Nebbiolo), ma buona parte delle aziende ne ha aggiunti almeno due: uno a seguito delle grandinateed un altro in maturazione, nel tentativo di controllare nel contempo la diffusione della peronospora a carico delle foglie ancora attive e quella del marciume acido a carico dei grappoli.

Si è trattato di un ulteriore primato dell’annata 2014, probabilmente quello di maggior importanza pratica, in quanto ha incluso aspetti quali la fatica fisica, l’affanno nell’organizzazione dei lavori nelle aziende viticole, nonché riflessi economici legati ai notevoli costi che ha raggiunto la difesa antiperonosporica del 2014.

Neanche l’oidio della vite è mancato all’appello, seppur facendosi osservare un po’ più tardi che in altre annate recenti: ad inizio luglio, in alcuni ambienti, ha addirittura conteso alla peronospora il ruolo di malattia più presente in vigneto.

La botrite è comparsa già a luglio, a carico degli acini ancora da invaiare, e – a differenza di quanto avviene di solito – quest’anno ciò è accaduto anche nei vigneti di Nebbiolo!

La crittogama in questione è poi ritornata in maturazione, cominciando a rifarsi notare nelle varietà precoci (Chardonnay, Pinot nero, ecc.).

A partire dalla varietà Moscato, ha ceduto gradualmente il posto al marciume acido, maggior preoccupazione dei viticoltori (e di chi cura le vinificazioni), in prossimità della vendemmia.

Tra i fitofagi del vigneto, oltre alle citate nottue primaverili, sono risultate nel complesso modeste (mai superiori al 30% di grappoli colpiti), lievi, le infestazioni di tignole della vite.

Infatti, a differenza di quant’è avvenuto in alcune aree del vicino astigiano, nell’albese sia i voli degli adulti che l’ovideposizione sono stati contenuti.

Nei vigneti in confusione sessuale è stato quindi raro il ricorso all’intervento insetticida specifico volto al controllo della seconda generazione, mentre in quelli “fuori confusione” le infestazioni hanno superato (peraltro in modo scalare) la soglia di tolleranza solamente alle quote altimetriche più basse degli ambienti “tipici” della Lobesia botrana (ad esempio Garbelletto di Castiglione Falletto, Annunziata di La Morra).

Le cicaline “classiche” della vite (Empoasca vitis in particolare) sono state controllate (o meglio, neutralizzate) dagli interventi insetticidi (il 2° soprattutto) obbligatori per il controllo di Scaphoideus titanus, vettore della Flavescenza dorata della vite, laddove tale trattamento è stato posizionato oculatamente.

Per rendersi conto dell’entità a cui sarebbero giunte le infestazioni di cicaline negli ambienti e nelle condizioni più recettivi è bastato compiere sopralluoghi in appezzamenti condotti da aziende non professionali, che hanno eseguito i trattamenti insetticidi in modo approssimativo: i sintomi a carico delle foglie (arrossamenti delimitati dalle nervature fogliari ed accartocciamenti) hanno riportato la memoria agli attacchi dei primi anni ottanta, quando a conoscere e a saper “controllare” le cicaline – tra i viticoltori – erano davvero in pochi.

Per completezza del quadro occorre infine segnalare il riscontro – a diversi livelli di intensità – ma abbastanza generale, di sintomi quali l’appassimento degli acini (anche in modo “sparso” nel grappolo), il disseccamento di parte del rachide, molto probabilmente conseguenti a squilibri nutrizionali e fisiologici, a loro volta favoriti dal particolare andamento climatico dei mesi precedenti.

Lo stesso potrebbe anche essere stato responsabile dell’aumento – almeno apparente – della problematica assai complessa conosciuta come mal dell’esca.

Al contrario – e si termina la rassegna con una nota non negativa – l’incidenza delle fitoplasmosi è sembrata stazionaria; in merito si divulgheranno prossimamente i risultati dell’indagine specifica condotta, in collaborazione con VITEN, dal 2011.

La vendemmia: sofferta, come il resto dell’annata

Anzitutto occorre sottolineare come – nonostante il clima sia stato spesso variabile ed i livelli termici moderati (praticamente non si è “sofferto” il caldo) – la campagna 2014 abbia sostanzialmente mantenuto l’anticipo fenologico di circa una settimana formatosi nelle fasi di fioritura e di allegagione e consolidato, confermato, a luglio, dal precoce inizio dell’invaiatura nei vitigni precoci e medio-precoci.

Dunque la vendemmia non è iniziata tardi, neppure rispetto alle ultime annate precedenti.

Inoltre hanno contribuito all’avvio della raccolta la variabilità atmosferica sempre (o quasi) incombente ed il desiderio (neanche tanto velato) di molti, di “chiudere” un’annata così dura.

La produzione è stata quantitativamente variabile, a seconda degli ambienti e dei vitigni (particolarmente contenuta nel Dolcetto), disforme persin nell’ambito del singolo vigneto, ma complessivamente è risultata moderata, in netta flessione in confronto a quella dell’annata precedente.

Qualità e sanità dell’uva hanno pure evidenziato un’ampia variabilità, dovuta a molteplici fattori.

Si è distinto positivamente l’Arneis (per sanità generalmente buona e ricchezza zuccherina), mentre il vitigno Barbera è parso spesso in difficoltà nel completare la maturazione, pagando il prezzo di una localizzazione dei vigneti a volte mediocre, in rapporto alle esigenze della varietà stessa.

Fortunatamente l’ultima decade di settembre, priva di piogge, ha consentito di dilazionare la raccolta di Barbera e di Nebbiolo, che hanno così usufruito di alcune giornate utili alla maturazione dell’uva e non favorevoli alla botrite.

Purtroppo dalla seconda settimana di ottobre – e fino a metà mese – il clima è di nuovo ritornato instabile, ma nell’albese è piovuto molto di meno, rispetto a ciò che è avvenuto altrove, ed ora, nella terza decade di ottobre, ormai vicini alla fine dell’annata agraria, accogliamo volentieri le belle giornate, soleggiate nelle ore centrali, che compensano in parte ciò che non abbiamo potuto apprezzare prima.

Nelle annate scorse, ho già terminato il commento sintetico delle stesse riportando valutazioni e/o giudizi di persone che hanno condiviso con me qualche passo dell’annata stessa. Quest’anno concludo con una frase pronunciata dal mio amico Gigi, bravo responsabile operativo di due aziende viticole, che – a proposito di questa annata viticola 2014 – ha detto “… eccome che l’ho sentita, mi è ‘passata dentro’!”.