Introdotto accidentalmente un parassita che sta preoccupando i produttori piemontesi di riso.

E’ un nematode segnalato per la prima volta in Europa in alcune risaie a confine tra Biellese e Vercellese ed ha richiesto interventi specifici nella campagna di semina 2017.

Il calo della superficie coltivata a riso, in Piemonte, è la conseguenza di un’incertezza di prezzo derivante fondamentalmente dalle importazioni di riso dal sud-est asiatico. Tuttavia, le partite di seme proveniente dai paesi extraeuropei non hanno solo scatenato il malcontento tra i produttori locali, sono anche stato veicolo inconsapevole di un altro motivo di allarme, di natura fitoparassitaria.

    riso con infezione da nematodi

Nell’estate 2016 alcuni attenti risicoltori delle aree a cavallo tra le province di Biella e Vercelli hanno osservato inconsueti fenomeni di scarso accrescimento in alcune aree della risaia, cui è seguito lo sviluppo di spighe con poche cariossidi e con cariossidi vuote. La distribuzione in campo di tali aree in alcune camere è stata tale da determinare una significativa riduzione della resa.

A seguito di analisi svolte nel laboratorio di nematologia del Settore fitosanitario della Regione Piemonte è stata riscontrata un’infestazione di nematodi galligeni della specie Meloidogyne graminicola, prima segnalazione del parassita su riso in Europa.
Le camere di risaia, che presentavano i problemi e ospitavano il nematode erano dislocate nei comuni di Gifflenga, Villanova e Buronzo ed il fatto che il ritrovamento rappresentasse la prima segnalazione in Europa imponeva una particolare attenzione per evitare con ogni possibile mezzo  la sua diffusione alle coltivazioni da un lato e per convincere l’Unione Europea che la situazione non stava scappando di mano, con il rischio di blocco delle esportazioni, dall’altro.

ciclo biologico

Come tutte le specie del genere Meloidogyne, M. graminicola è un endoparassita degli apparati radicali di molte piante.

Le larve presentano inizialmente una fase di vita libera nel terreno, dopodiché penetrano nella radice dell’ospite dove dopo un periodo variabile a seconda delle condizioni agroclimatiche raggiungono lo stadio adulto e depongono le uova. L’attività del parassita all’interno del tessuto radicale induce la formazione di galle, sono tali neoformazioni che riducono la funzionalità dell’apparato radicale che non è più in grado di assorbire acqua e sostanze nutritive in quantità sufficiente a garantire l’equilibrato sviluppo della pianta e la relativa produzione.

nematode galligeno del riso

Dalle uova si sviluppano successivamente le larve che, dopo un primo periodo di diffusione all’interno del tessuto della pianta ospite, fuoriescono nel terreno. Se il terreno è allagato, le larve non sono in grado di invadere nuove piante, ma rimangono vitali e si introducono rapidamente nelle radici di altre piante non appena il terreno viene drenato.

E’ quindi il ciclo biologico del parassita che giustifica le acute osservazioni fatte in un primo tempo dagli agricoltori colpiti: i danni si rivelano più diffusi e di maggiore entità nei terreni in cui i primi cicli di coltivazione venivano fatti in asciutta o che venivano asciugati a più riprese.

In campo si osservano chiazze più o meno ampie di piante ad accrescimento stentato ed estirpando la pianta le radici manifestano le tipiche malformazioni .

lotta

L’infestazione infatti, se non controllata, si ripete negli anni successivi ed è più evidente in terreni asciutti o con asciutte prolungate poiché il nematode soffre le condizioni asfittiche che si creano nei terreni che rimangono sommersi. Studi e ricerche dimostrano che, se la sommersione è garantita per quattro mesi il numero di larve presenti nel terreno diminuisce drasticamente, ma per ottenerne la morte il periodo di sommersione deve essere ininterrottamente prolungato per 14 mesi. Non sono invece efficaci trattamenti insetticidi in quanto il microrganismo si trova o in profondità nel terreno o protetto all’interno dei tessuti della pianta.

La prevenzione è ad oggi l’unico strumento a disposizione: controllare accuratamente l’apparato radicale del riso quando si manifestano zone a ridotto sviluppo, ma anche prima di mettere a dimora piantine sia erbacee sia arboree. Se sono presenti galle sulle radici, ben visibili a occhio nudo, bisogna eliminare la pianta.

Occorre inoltre una particolare cura nella pulizia dei mezzi che operano in campo, perché attraverso i residui di terra che rimangono aderenti agli organi di lavorazione si può ulteriormente diffondere l’infestazione.

La semina in sommersione sfavorisce il ciclo vitale di questo come di altri nematodi, mentre la semina in asciutta diffonde e aggrava le infestazioni.

E’ proprio la sommersione continua e prolungata l’unico rimedio alla diffusione dell’infestazione, ma è necessario contemporaneamente controllare le infestanti; sono allo studio anche i possibili effetti di colture nematocide  (tagetes, rafano, rucola) utilizzate come sovescio.

cali di produzione consistenti

Considerato che nei paesi extraeuropei in cui il nematode è da tempo presente si possono verificare cali di resa fino all’80%, onde tenere la situazione sotto controllo, le camere di risaia focolaio dell’area biellese-vercellese sono state mantenute allagate ed il riso non è stato seminato.

In attesa che i monitoraggi vengano analizzati e si possano trarre le prime indicazioni, nelle prossime campagne di coltivazione sarà  estremamente importante monitorare le coltivazioni, segnalare eventuali sospetti per rendere possibile la verifica della presenza del nematode ed intervenire tempestivamente per contenere la diffusione e consentire l’eradicazione del parassita.

Per una corretta informazione si rimanda alla pagina web:

http://www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/settore_fitosanitario/vigilanza/nematode.htm

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